giovedì 10 febbraio 2011

Paranoid vacancy



9 Febbraio 2016 – Stagnali, pomeriggio

Tra due settimane finisce la mia quarantena, sono rimasto da solo nell’edificio rosa ad un piano adibito per lo scopo.
Ultimo arrivato e ultimo a lasciare l’isolamento.
Anche se non è un vero isolamento, ho molti contatti con tutta la comunità.
Ma queste finestrelle hanno comunque le sbarre ed io smanio di uscire.
Come saprete non abbiamo trovato nessuno a Caprera, ne’ sano ne’ infetto, i giorni da preda sembrerebbero finiti.
Sto impiegando il mio tempo catalogando i libri recuperati dalla Stone Cold Company: intendo mettere su una piccola biblioteca con tanto di catalogo digitale. Mentre digito i codici di classificazione sulla tastiera del mio fedele netbook, che ancora porta i segni della mia fuga dalla costa, penso che per molti anni questa di Stagnali sarà l’unica struttura del genere.
Forse per sempre.
In effetti negli ultimi giorni vengo assalito da attacchi di pessimismo acuto.
Guardo fuori dalle sbarre e mi aspetto da un momento all’altro di incrociare lo sguardo avido di un giallo in crisi di astinenza da sangue.
Ascolto il vento che mi riporta in lontananza il suono del mare ed il canto dei gabbiani, mi concentro e mi sembra di sentire il rumore gutturale di gole raschiate e supporose, come quelle che mi hanno svegliato, nel cuore delle molte notti insonni degli ultimi anni.
Non penso che mi abbandoneranno mai, ho paura che il peggio verrà da adesso in poi.
Poi i rumori della ricostruzione del paese che procede spedita mi riportano un po’ di ottimismo.
In questi giorni ho dato anche una mano nello scaricare a terra le casse di materiali stivati nell’Eclisse: Angelo ha chiesto l’aiuto di tutti e a me non pareva vero di sospendere per un po’ il mio stato di solitudine.
Ormai il paese è del tutto autosufficiente e abbiamo corrente elettrica quasi in ogni momento, ho riscoperto i benefici della doccia calda e del sapone.
L’edificio dove sono adesso diventerà anche una scuola, dove io darò il mio contributo.
Sul tetto c’è anche una piccola campana.
Il resto del gruppo non ha sollevato obiezioni alla mia candidatura ed avrò anche un aiuto: Lucia, una ragazza sulla trentina che ha aderito di sua iniziativa e che adesso sta intrattenendo i piccoli con una palla trovata chissà dove.
Penso che questo che scrivo sia il mio ultimo post, ho letto la fine tragica di molti miei compagni di viaggio e spero di non finire in quella lista. Per questo motivo chiudo qui il mio report dalla fine del mondo, sperando di concludere con un happy end, prima che qualcosa possa andare storto.
Probabilmente sono solo un po’ paranoico, deve essere l’istinto da sopravvissuto che non si vuole rassegnare ad una vita di nuovo abbastanza agiata.
Il mio caro netbook a manovella, con l’ammaccatura di una pallottola di AK 47 su uno spigolo, fin qui mi è servito per il presente ed il passato, da qui in avanti servirà per far ripartire il futuro.
Dunque vi saluto, semmai riscriverò qualcosa sarà per dirvi che le cose sono andate molto male o molto bene, chissà.
Sopravvivete, noi ci proveremo, un passo alla volta.

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